Botulino intradermico: rivoluzione per rughe fini e cute sebacea

La tossina botulinica o botulino è una sostanza sempre più utilizzata in medicina estetica. Si stima che nel 2016 siano state effettuate nel mondo più di 4,9 milioni di procedure di iniezione di botulino, registrando un incremento annuale del 7% 1.

Alla base del suo successo la possibilità di trattare in una sola seduta le rughe glabellari, le rughe frontali, le cosiddette “zampe di gallina” (ovvero le piccole rughe peri-oculari), donare apertura allo sguardo e correggere piccole asimmetrie.

Ma non finisce qui: la tossina botulinica è anche in grado di trattare l’iperidrosi (ovvero la sudorazione eccessiva) in aree del corpo come il palmo delle mani e dei piedi o la regione ascellare.

L’ultima novità nel campo delle applicazioni della tossina botulinica è la modalità intradermica. Questa nuova procedura ha due indicazioni principali:

  • migliorare o risolvere il problema della pelle “grassa”
  • migliorare la texture cutanea (ovvero la rugosità fine) e rendere la pelle più liscia

Botulino intradermico

L’applicazione intradermica della tossina botulinica è risultata efficace nel 91% dei pazienti trattati, diminuendo la produzione di sebo del 50-75% 2

Il trattamento è anche indicato per diminuire l’aspetto “lucido”, tipico delle pelli grasse e ricche di sebo.

Il trattamento è in grado anche di ridurre la fine rugosità e migliorare la texture cutanea. Questo effetto è ottenibile anche con l’iniezione intramuscolare, con la differenza che l’iniezione intradermica può essere effettuata virtualmente in ogni distretto senza influenzare l’azione dei muscoli sottostanti (in poche parole si può effettuare anche in altre regioni del viso oltre la fronte e la regione perioculare)3.

 

Come avviene il trattamento

Il trattamento del botulino intradermico è ambulatoriale e dura circa 15 minuti. Non è richiesta una particolare preparazione. Anche se non è un trattamento doloroso, è possibile eliminare il fastidio legato alla procedura applicando nelle due ore precedenti una crema anestetica (tipo Emla).

Gli effetti del trattamento sono visibili già a partire da 4 giorni. La durata è variabile e può andare dai 3 ai 6 mesi a seconda dell’area trattata e dalla quantità di tossina utilizzata. La durata dell’effetto può anche variare da persona a persona.

 

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Bibliografia

  1. The international study on aesthetic/cosmetic procedures performed in 2016. (International Society of Aesthetic Plastic Surgery, 2016).
  2. Rose, A. E. & Goldberg, D. J. Safety and efficacy of intradermal injection of botulinum toxin for the treatment of oily skin. Dermatol. Surg. 39, 443–448 (2013).
  3. Sapra, P. et al. A Single-blind, Split-face, Randomized, Pilot Study Comparing the Effects of Intradermal and Intramuscular Injection of Two Commercially Available Botulinum Toxin A Formulas to Reduce Signs of Facial Aging. J. Clin. Aesthet. Dermatol. 10, 34–44 (2017).

 

Incontro “Le malattie della mammella”

Il giorno 5 giugno 2017 si terrà a Melegnano presso la Sala degli Arazzi del Castello Mediceo un incontro dal titolo”Le malattie della mammella: conoscere per vincere”.

La serata toccherà temi di grande interesse come l’alimentazione e lo stile di vita nella prevenzione, l’iter diagnostico-terapeutico dalla A alla Z.

Vi sarà inoltre una tavola rotonda conclusiva sul caso Angelina Jolie e di come questo abbia influenzato le scelte di molte donne nonchè la pratica medica.

Allego una copia del programma per tutti coloro che volessero partecipare.

palpebra cadente

Ptosi palpebrale (palpebra cadente) – come intervenire

La ptosi palpebrale è un disturbo diffuso e spesso non diagnosticato. Si tratta di un abbassamento della palpebra superiore. Tale disturbo può essere dovuto a diverse cause e può costituire un problema importante nella vita quotidiana, producendo un affaticamento dello sguardo e una riduzione del campo visivo, considerevole nei casi più gravi.

La ptosi palpebrale riconosce diverse cause, le più comuni sono le ptosi da dermatocalasi, le ptosi involuzionali, ptosi miogene e ptosi neurogene.

Dermatocalasi

E’ la situazione più frequente: si tratta di una ptosi causata da un eccesso di pelle a livello della palpebra superiore. Questo eccesso “appesantisce” letteralmente la palpebra producendone un abbassamento. Può essere trattata attraverso una procedura utilizzata anche per fini estetici, detta blefaroplastica.

Ptosi involuzionale – aponeurotica

Si tratta di un tipo di ptosi estremamente frequente con l’avanzare dell’età. E’ causata da una lassità dei tessuti che produce un disinserimento del muscolo che normalmente eleva la palpebra superiore e/o da un suo “allungamento”. Il trattamento di questa ptosi palpebrale si basa sulla correzione di questo difetto tramite il reinserimento del muscolo nella corretta posizione o attraverso una plicatura.

Ptosi palpebrale miogena

Si tratta di difetti della funzionalità del muscolo. Tra queste rientrano le ptosi congenite. Il trattamento viene deciso in base alla precisa causa della ptosi e al grado del difetto. Le procedure vanno dalla semplice plicatura alla sospensione della palpebra al muscolo frontale.
Va segnalata inoltre una nuova tecnica, detta “sling frontale”, grazie alla quale è possibile correggere i casi più gravi sospendendo la palpebra superiore con una piccola porzione di muscolo frontale isolata a questo scopo.

Ptosi palpebrale neurogena

Sono dovute ad un difetto dell’innervazione del muscolo elevatore. Un difetto curioso è la sincinesia di Marcus Gunn, fenomeno che consiste nell’elevazione involontaria della palpebra durante i movimenti della mandibola. Il trattamento è variabile e dipende dal grado di ptosi

Cosa fare in caso di ptosi palpebrale

La ptosi palpebrale necessita di un trattamento chirurgico specialistico. E’ necessaria la visita di chirurgia plastica per stabilire il tipo di ptosi, il grado ed elaborare un corretto iter diagnostico-terapeutico.

Abbronzatura e cura della pelle: ecco alcuni consigli per arrivare preparati al meglio

Con l’estate alle porte e l’arrivo della bella stagione, essere pronti per un’abbronzatura perfetta è importante. Ma come bisogna preparare la pelle alle radiazioni solari? ecco alcuni trucchi per farlo migliorando il risultato e riducendo i rischi dell’esposizione al sole.

Mappatura dei nevi

Uno scrupoloso auto-controllo dei nevi è fondamentale. Se si notano modificazioni di forma, dimensioni e trama è fondamentale recarsi da un dermatologo. La radiazione ultravioletta infatti aumenta il rischio di trasformazione dei nevi ed è importante che sia tutto a posto prima di sottoporsi a lampade solari o andare al mare.

Assumere beta-carotene

Sostanza importantissima perché costituisce il precursore della vitamina A e stimola la produzione di melanina da parte dei melanociti. La melanina è fondamentale in quanto protegge la pelle dalla radiazione ultravioletta e riduce il rischio di formazioni di tumori. Il beta-carotene inoltre ha ottime proprietà anti-ossidanti e rafforza il sistema immunitario.

E’ contenuto in grandi quantità nelle carote e, in misura minore nelle albicocche, pesche, meloni, broccoli, bietole, spinaci e verze.

Protezione solare, sempre!

La crema solare è importantissima, soprattutto nelle prime fasi per evitare danni alla pelle. E’ fondamentale per assorbire la radiazione ultravioletta, evitando quindi a lungo termine l’insorgenza di neoplasie cutanee, mantenendo la cute idratata ed elastica. Nelle prime fasi dell’esposizione al sole consente una corretta attivazione dei melanociti ed evita le scottature.

Biorivitalizzanti

I biorivitalizzanti migliorano la qualità della pelle, forniscono nuova idratazione, contengono sostanze anti-ossidanti e nutrienti, migliorano la tonicità e l’elasticità. Queste qualità possono aiutare per preparare la pelle in maniera ottimale all’esposizione solare e all’abbronzatura.

Il trattamento dura pochi minuti, non è doloroso e non richiede particolari precauzioni nel periodo immediatamente successivo alla procedura. Si consiglia tuttavia di non eseguire attività sportiva nè saune/trattamenti termali nelle 12 ore successive.

La migliore efficacia si raggiunge con un ciclo di almeno 3 trattamenti.