Ricostruzione mammaria, di cosa si tratta

 

Il tumore alla mammella è estremamente frequente e colpisce una donna su nove. Al giorno d'oggi il trattamento non solo deve essere oncologicamente radicale ma consentire una ricostruzione esteticamente soddisfacente. La ricostruzione della mammella, sia nel caso di una quadrantectomia, sia nel caso di una mastectomia, deve avvenire contestualmente alla demolizione oncologica. È stato dimostrato infatti come una ricostruzione immediata non solo fornisca un risultato superiore, ma influisca positivamente sul benessere psico-fisico.

Il tipo di intervento effettuato dipende da molti fattori e si può ricondurre a due grandi categorie chirurgiche:

  • Nodulectomia - quadrantectomia
  • Mastectomia

 

Nodulectomia - quadrantectomia

 

Questo tipo di intervento consiste nell'asportazione del nodulo con un margine oncologico di sicurezza. In seguito all'intervento in molti casi è necessario doversi sottoporre a cicli di radioterapia. Il ruolo della chirurgia Plastica in questo genere di asportazione può essere duplice e comunque in stretta collaborazione con il chirurgo Senologo:

  • Rimodellamento della ghiandola residua. Questo tipo di intervento mira a distribuire uniformemente la ghiandola ed evitare deformazioni del profilo mammario.
  • Asportazione del tumore nel contesto di un intervento di mastoplastica riduttiva o mastopessi. Questo tipo di procedura si può eseguire quando il tumore è localizzato in una sede utile per questo genere di intervento.

 

Mastectomia

 

Questo intervento consiste nell'asportazione della ghiandola mammaria. L'intervento può avere delle varianti legate allo stadio del tumore, quali l'asportazione del muscolo pettorale o l'asportazione del complesso areola-capezzolo. Il ruolo della Chirurgo Plastico è quello di ricostruire la salienza mammaria in due modi:

  • Ricostruzione con espansore. Questo tipo di ricostruzione viene effettuata nella maggior parte dei casi e consiste nel posizionamento di un espansore sotto il muscolo grande pettorale laddove questo venga preservato. L'espansore è una speciale protesi che può essere gonfiata con soluzione fisiologica tramite la puntura di una particolare valvola integrata sulla superficie della protesi. L'espansore viene inserito vuoto o semivuoto. Due settimane dopo l'intervento inizia il processo di espansione: il chirurgo procede in ambulatorio con cadenza settimanale a gonfiare l'espansore. Il processo consiste nel pungere con un ago (attraverso la pelle) la superficie anteriore dell'espansore in corrispondenza della valvola e iniettare quindi la soluzione fisiologica. Quando il volume desiderato viene raggiunto, si procede all'intervento di rimozione dell'espansore e sostituzione con una protesi mammaria definitiva. Questa possiede una consistenza più naturale rispetto all'espansore e una forma che mima quella della mammella (vengono infatti utilizzate delle protesi denominate per questa ragione "anatomiche"). Durante l'intervento di sostituzione possono inoltre essere corrette le asimmetrie tra le due mammelle. Per saperne di più sugli espansori visita la sezione specifica cliccando qui.
  • Ricostruzione con tessuto autologo. Questo tipo di ricostruzione viene applicata a quei casi in cui è stata effettuata radioterapia. In questi casi il processo di espansione potrebbe compromettere in maniera irreversibile la vascolarizzazione della cute irradiata. Vengono quindi impiegati i tessuti della paziente stessa per ricostruire la mammella. Le opzioni principali sono:
    • Lembo di muscolo gran dorsale. Si tratta di un lembo che comprende un grosso muscolo della schiena e un'isola di pelle sovrastante. Questo tessuto viene portato a livello mammario mantenendo la propria connessione vascolare (si parla di lembo peduncolato). Qualora sia necessario apportare un volume maggiore, si può associare al lembo l'impianto di protesi in silicone
    • Lembo DIEP. Si tratta di un lembo di cute e sottocute prelevato dall'addome con i vasi che lo nutrono. Questi vasi vengono quindi collegati tramite l'ausilio del microscopio (in gergo "anastomizzati") con i vasi della sede ricevente. Questa procedura consente quindi di eseguire una procedura analoga a quella di un'addominoplastica e contestualmente effettuare la ricostruzione mammaria. Questa tecnica consente di ricostruire mammelle anche di grandi dimensioni, tuttavia è necessario avere un eccesso cutaneo addominale appropriato.

Durante la procedura ricostruttiva è possibile effettuare un intervento di simmetrizzazione della mammella controlaterale. In particolare si può ridurre (mastoplastica riduttiva), elevare (pessi), aumentare di volume (mastoplastica additiva) al fine di rendere più simili possibile le due mammelle.

 

La ricostruzione del complesso areola-capezzolo

 

In seguito all'intervento di ricostruzione mammaria, la mammella ricostruita non è dotata del complesso areola-capezzolo. Questo non viene ricostruito nello stesso momento perché la mammella ricostruita necessita di un periodo di " assestamento" durante il quale si può osservare una lieve discesa e una modificazione, seppur minima, della forma. Al fine di rendere più preciso il posizionamento del complesso areola-capezzolo, si preferisce eseguire questo intervento in un secondo tempo chirurgico.

L'intervento consiste nella creazione di una salienza attraverso due piccoli lembi di cute. Il caratteristico pigmento inoltre viene fornito attraverso un tatuaggio il cui colore viene scelto in base a quello del capezzolo della mammella controlaterale.

 

Piccoli ritocchi - il lipofilling

 

In molti casi è possibile che in seguito alla ricostruzione mammaria il profilo della mammella possa alterarsi, avere una forma poco naturale o non essere simile a quello della mammella controlaterale. In questi casi è possibile apportare delle piccole modificazioni utilizzando il grasso prelevato dalla paziente stessa secondo la tecnica del lipofilling (se desideri approfondire questo aspetto clicca qui). Questo procedimento è estremamente utile e consente di:

  • Apportare ulteriore volume
  • Correggere asimmetrie di forma. La protesi infatti non sempre è in grado di apportare una forma simile a quella della mammella contolaterale. In questi casi è possibile apportare volume con il lipofilling in maniera precisa e in poco tempo
  • Migliorare gli esiti cicatriziali. Una cicatrice infatti può modificarsi nel tempo, svulilpppare retrazioni e aderenze, generare depressioni nel suo contesto. In questi casi il lipofilling non solo restituisce una consistenza analoga a quella della cute intatta ma è anche in grado di migliorare la qualità della cute cicatriziale.

Per saperne di più sul lipofilling visita la sezione specifica cliccando qui.