Incontro “Le malattie della mammella”

Il giorno 5 giugno 2017 si terrà a Melegnano presso la Sala degli Arazzi del Castello Mediceo un incontro dal titolo”Le malattie della mammella: conoscere per vincere”.

La serata toccherà temi di grande interesse come l’alimentazione e lo stile di vita nella prevenzione, l’iter diagnostico-terapeutico dalla A alla Z.

Vi sarà inoltre una tavola rotonda conclusiva sul caso Angelina Jolie e di come questo abbia influenzato le scelte di molte donne nonchè la pratica medica.

Allego una copia del programma per tutti coloro che volessero partecipare.

Mastoplastica additiva – dove viene posizionata la protesi?

 

Al giorno d’oggi la mastoplastica additiva è l’intervento di chirurgia estetica più richiesto. Abbiamo già affrontato in altri articoli di questo blog le differenze fra  i vari tipi di protesi  presenti sul mercato (anatomiche, tonde, texturizzate, lisce). Tuttavia non è solo la scelta della protesi a condizionare il risultato dell’intervento chirurgico, ma anche il suo posizionamento. Questo può avvenire a livello sottoghiandolare, sottomuscolare o dual-plane. Vediamo quali sono le differenze e cosa cambia dal punto di vista estetico.

Posizionamento sottoghiandolare

La protesi viene posizionata immediatamente sotto la ghiandola. Questo posizionamento può essere effettuato solo quando la paziente abbia in partenza un discreto volume mammario.

Rispetto agli altri due tipi di posizionamento, questo tipo di intervento è meno doloroso perchè non richiede lo scollamento del muscolo. La ripresa è più rapida e l’aspetto del seno è pieno e naturale.

Tuttavia questo posizionamento è da evitare quando la paziente abbia una ghiandola poco rappresentata e tessuti molto sottili. Infatti in questo caso i profili della protesi potrebbero essere più evidenti.

Posizionamento sottomuscolare

Questo approccio prevede che la protesi venga posizionata sotto il muscolo grande pettorale, dopo aver creato un’adeguata tasca.

Questo intervento è indicato quando la paziente abbia una mammella di partenza di volume scarso o una cute molto sottile. La “stoffatura” aggiuntiva del muscolo rende la protesi meno evidente e riduce quindi i possibili rischi di un impianto eccessivamente superficiale.

Dal punto di vista estetico i profili della protesi sono più sfumati, ma la mammella potrebbe apparire meno naturale, soprattutto al polo inferiore dove la mammella potrebbe apparire lievemente “schiacciata”.

Laddove coesista una ptosi (ovvero una “naturale discesa” dello strato cutaneo dovuto alla gravità), questo approccio potrebbe non essere indicato. Inoltre non è consigliabile nelle pazienti sportive che richiedono un costante uso del muscolo pettorale. La contrazione continuativa del muscolo può infatti portare ad una mobilizzazione della protesi all’interno della tasca.

Posizionamento dual-plane

Questo approccio è il più moderno e unisce i vantaggi delle due tecniche viste in precedenza. La protesi viene posizionata nella metà superiore sotto il muscolo pettorale, la metà inferiore viene invece lasciata sottoghiandolare.

Questo consente di poter effettuare un aumento anche in pazienti con poca mammella, con il vantaggio di una forma più naturale, soprattutto a livello dei quadranti inferiori, dove il seno manterrà una sua rotondità. A livello dei quadranti superiori la “stoffatura” fornita dal muscolo pettorale rende il margine superiore della protesi poco visibile.

Nelle pazienti sportive con poca ghiandola questo posizionamento sarà preferibile.

In definitiva

La scelta del posizionamento della protesi deve essere fatta da uno specialista in Chirurgia Plastica e si basa su diversi fattori, come la conformazione della paziente, il volume ghiandolare, la presenza di ptosi mammaria.

Sono necessari una visita e un colloquio accurati per stabilire l’approccio più corretto.

 

Mastoplastica additiva – quale protesi scegliere

La scelta della protesi nella mastoplastica additiva è un fattore estremamente importante per un  risultato soddisfacente. Spesso la scelta si concentra solamente sul volume, mentre è importante conoscere e considerare diversi fattori per trovare l’impianto più adatto alla singola paziente. Vediamo quindi quali sono le variabili, oltre alla dimensione, che vanno considerate nella scelta della protesi.

Gel al silicone

Le moderne protesi al silicone, la cosiddetta quinta generazione, ha introdotto novità importanti riguardo al contenuto di silicone. Il gel di silicone infatti possiede un’alta coesività che riduce la probabilità di fuoriuscita del gel in caso di rottura. Questo rende gli attuali impianti protesici notevolmente più sicuri.

La maggior parte degli impianti contiene un solo tipo di gel, tuttavia esistono modelli che contengono al loro interno due tipi di gel a differente densità (dual gel). Questi impianti infatti risultano più morbidi anteriormente e posteriormente, mentre sono più rigide anteriormente e inferiormente per conferire una maggiore proiezione mantenendo un aspetto e una consistenza naturali.

Texturizzazione

Gli impianti si possono dividere in due grandi categorie: quelli che possiedono una superficie liscia e quelli che hanno invece una superficie texturizzata. Cosa significa texturizzata? significa che sulla superficie della protesi sono presenti dei micropori, di grandezza variabile a seconda della marca della protesi (si parla di micro e macro-texturizzazione).

Dopo l’impianto, l’organismo forma normalmente una capsula infiammatoria attorno all’impianto. In alcuni casi tuttavia la capsula risulta così spessa e contratta da deformare la protesi al suo interno. Questa complicanza produce una deformità della mammella più o meno grave a seconda dell’entità del fenomeno e viene definita “contrattura capsulare”.

La texturizzazione ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza della contrattura capsulare. La presenza dei micropori infatti contrasta l’organizzazione delle fibre collagene all’interno della capsula, indebolendola e riducendo l’incidenza di questa complicanza.

Un altro beneficio della texturizzazione consiste nella maggiore stabilità della protesi, dovuto al maggiore attrito con i tessuti circostanti. Questo riduce infatti la probabilità di rotazione o malposizionamento della protesi.

Gli svantaggi teorici invece consistono nella possibilità di formazione di rippling (ovvero formazione di “arricciamenti” della superficie della protesi) e nella maggiore produzione di siero (dovuta ad una maggiore infiammazione dei tessuti stimolata dalla texturizzazione).

Forma

Una variabile fondamentale è la forma dell’impianto. Si distinguono principalmente due grandi gruppi: protesi a forma rotonda e protesi a goccia o anatomiche. Le seconde sono dette anatomiche perchè presentano un polo superiore più sottile e uno inferiore più proiettato che rende la forma più simile a quella della ghiandola naturale.

La scelta di quale tipo usare dipende principalmente dal tipo di ghiandola e dalla forma del seno della paziente. Ad esempio, laddove vi sia poca ghiandola, è necessario impiegare una protesi anatomica, per dare un effetto più naturale. Qualora invece sia richiesto un solo aumento di volume in una mammella con un buon volume, la protesi rotonda costituisce una buona scelta.

La scelta è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento e la soddisfazione della paziente. Gli elementi cardine su cui si basa la scelta sono il tipo di mammella di partenza e le preferenze della paziente. E’ fondamentale in ogni caso un approfondito colloquio e una visita specialistica per una scelta consapevole e appropriata.